Eccovi nel mondo alcuni esempi interessanti di architettura per la catastrofe
Scopriamo alcuni interessanti progetti di Architettura per la catastrofe realizzati in aree del pianeta a rischio idrogeologico.
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Negli ultimi dieci anni duecento milioni di persone sono state colpite da calamità naturali. Le temperature estreme, le inondazioni, la siccità e le ondate di calore intense dovute a forti cambiamenti climatici sono le cause scatenanti.
Il ruolo dell’architettura nella ricostruzione dei territori vittime di catastrofi risulta quindi fondamentale.
L’assenza di un’adeguata pianificazione territoriale a priori così come a posteriori é un problema presente in tutto il mondo, il garantire un alto livello di sicurezza però, deve e dovrà essere un obiettivo primario.
L’impegno nella ricerca e lo studio di soluzioni innovative per la gestione di tali situazioni di emergenza sta lentamente conducendo a nuove possibili alternative.
Architettura per la catastrofe: alcuni esempi interessanti
Vi presentiamo alcuni esempi di progetti a prova di catastrofe, idee che ancora orbitano attorno al fantascientifico ma anche proposte concrete.
Barier
‘Barier’ é una mini abitazione a prova di terremoto che all’occorrenza diventa una vera e propria nave di salvataggio galleggiante.
Si configura come un pallone da calcio, le pareti costituite da 32 lati distribuiscono la forza assicurando un perfetto equilibrio e la base funge da zavorra, consentendo così di mantenere la posizione verticale anche se spazzata via da un tsunami.
The coral reef project
Il progetto di Vincent Callebaut invece si ispira alla barriera corallina. The coral reef project nasce come soluzione per gli abitanti di Haiti e si compone di 1.000 abitazioni modulari che poggiano su un molo artificiale, costruito su palafitte anti-sismiche.
Il complesso è pensato per essere alimentato attraverso fonti di energia rinnovabili mediante installazione di pannelli fotovoltaici e di turbine eoliche.
Progetto nelle Filippine
Degno di nota anche il progetto low cost realizzato da alcuni architetti indiani, situato nelle Filippine.
Abitazioni costruite in bambù, che nascono come risposta alle possibili catastrofi naturali che colpiscono la zona.
Il nucleo base é costituito da un appartamento di 3 piani, costruito su palafitte, antisismico e anti tornado.
Dotato di via di fuga sul tetto, il complesso è facilmente realizzabile e a basso costo, quindi per tutte le tasche.
Flatpack DH1 Disaster House
Infine non dimentichiamo l’invenzione pionieristica di qualche anno fa dell’architetto californiano Fleishmann, la Flatpack DH1 Disaster House, una vera e propria “safe home”, una casa-rifugio in cui ripararsi se colpiti da forti piogge.
Costruita in pannelli di compensato di betulla europea disposti ad incastro, rivestiti in resina su entrambi i lati.
Rifugio pensato per essere costruito senza chiodi e senza colla e per occupare pochissimo spazio rispetto ai rifugi tradizionali, é il primo di una lunga serie di proposte da parte di architetti e designers che cercano di far fronte alle emergenze climatiche.
Un modus operandi basato per lo più sulla necessità, una lotta tra intelligenza creativa e forza della natura. Chi vincerà?